THANK YOU to (Okinawan?) fishermen for giving us such a beautiful gift to celebrate Marine Day (海の日 Umi no Hi, national holiday, tomorrow), following Wikipedia "a day of gratitude for the blessings of the oceans and for hoping for the prosperity of the maritime nation that is Japan"!
Today, while we four Italians were cleaning a beach in Itoman, picking up large amounts of garbage donated to the sea by assholes, found the corpse of a rare Green (Blue in Japan) Turtle, choked to death by some fisherman's net.
A big punch to the stomach would have hurt less.
Once again, it has been amazing how not a single person - large families with children wasting rivers of potable water 'for fun' at the fountain; a lazy couple sitting at the beach - didn't move a single finger to help us.
In two different moments a young father and a young mother, however, asked where we were from and thanked us. Already a small reward for us.
Happy Marine Day!, at this point whatever it means...
L’altro giorno,
in auto con amici, riflettevamo sulla negatività dei miei post durante l’ultimo
anno su questa fèsspagina. Dicevo: vorrei tanto tornare all’età dell’innocenza,
quando tra un orrore (cemento) e l’altro (massacro quotidiano della natura),
ogni tanto pubblicavo anche qualche storiella positiva, che trasmetteva l’idea
di un’Okinawa bella e invitante. Sarò diventato troppo sensibile? Negativo?
Oppure le cose stanno andando davvero a rotoli?
Se fossi un
completo marchettaro, potrei dipingere l’arcipelago come un’oasi felice,
attirarvi legioni di girolami vacanzieri e, ogni tanto, lucrarci sopra (come
sanno ben fare colleghi sparsi per il Nippone). Fin dalla Prima Comunione,
però, o almeno fino dalla prima foto di Salgado che ho potuto ammirare, il mio
impulso si è sempre proiettato prima verso la verità, poi – eventualmente
(bollette da pagare, avvocati da evitare) – verso la marchetta.
Uno dei
capisaldi che mi spinse a finire in questo paese fu la formula matematica
facilina: giapponesi diversi da cinesi. Più educati, con una lingua addirittura
piacevole (quanto fastidiosa quella dei mangiacani) e con film per adulti più
sofisticati. Più vegeto da queste parti, più questa formula, però, mi si sta
sgretolando fra le mani.
L’altro giorno
Marco-quello-buono, laureato in Spiagge & Bagnetti all’Università di
Viareggio, ci ha trascinati in una spiaggetta delle sue. ‘Figata assoluta. Mare
pulito, niente buzzurri. Solo una gringa ricca che si è costruita un villone a
ridosso della spiaggia e che, da quando la gente ha iniziato a scoprirla grazie
a Google Satellite Ficcanaso, ha cominciato a irritarsi e a minacciare
sparatorie da soldata gèin’.
Il posto, in
effetti, era molto bello. Acqua priva di assorbenti femminili usati
galleggianti, niente maragli apparenti in giro, solo qualche stragista del
mondo sottomarino armato di mute e fiocine, una costante del panorama balneare
bokkinawense. Ciliegina sulla torta: un simpatico papero galleggiante non di
plastica, quasi addomesticato, tutto solo nella baia a caccia di cibo.
‘Galleggia qui
da gennaio’, ci ha detto Marco-quello-buono.
Gli abbiamo dato
un po’ di croccantini da gatto, non avendo pane e nutella negli zainetti.
Poi è arrivata
una famiglia di cini horribilis, ululanti, prole illimitata. Il cinno più
repellente – grasso e pieno di energia spaccacazzi – ha subito caricato il
papero, come gli ammazza-tori fanno nelle arene della sfiga. Il mio urlo da
Polifemo è giunto dalle onde fra le quali facevo il bagnetto con un occhio ben
aperto sul povero papero da difendere.
Il mostro in
miniatura si è spaventato, l’essere che lo ha messo al mondo ha trascinato
tutto in circo Zhou Enlai all’estremità più lontana della spiaggia, a distanza
di sicurezza dai gaijini pericolosi.
Poi è toccato ai
fiocinatori. Cinque tardo-adolescemi (vent'anni spesi malino a cranio)
rientrati dalla battuta di caccia. Risaliti sul bagnasciuga, come hanno visto
il papero che razzolava indisturbato si sono diretti ad accalappiarlo con l’elastico
del fucile, un po’ come faceva John Wayne con i cavalli più imbizzarriti per
marchiarli a fuoco.
Sono corso fuori
dall’acqua e ho allontanato con una spinta il più leader del gruppo di cretini,
quello con l’elastico pronto per impiccare.
Si è allontanato
in silenzio senza reagire.
Dopo cinque
minuti – l’idiozia è notoriamente recidiva -, il più grasso del mazzo ha
caricato di nuovo il povero papero. E lì ho sbroccato.
‘No, idioti
(baka, oroka), non lo toccate!’
Ho iniziato a
guardarli direttamente in faccia, uno per uno, pronto ad appioppargli un
maegeri kekomi sul pomo d’Adamo, come ai bei tempi di quando praticavo le arti
marziane.
Ciccio-idiota si
è scusato con una tripletta di sumimasen, gli altri hanno abbassato lo sguardo
ma sono rimasti lì attorno.
Ho pregato gli dèi
del Giappone affinché qualcuno provasse a sfiorarmi. Satoko da mesi è
mentalmente preparata a portarmi le arance in gabbia, io sto facendo il conto
alla rovescia (in questa terra di quotidiano massacro di Sora Natura è solo
questione di tempo prima che io metta le mani addosso a qualche minus habens).
Purtroppo nessuno lo ha fatto.
‘Rispettate gli
animali, dio giapponese!’, ho cercato di spiegare ai decerebrati il perché
delle mie scintille (gaijino pazzo, ovvio). Qui nessuno rispetta gli animali,
esseri che disturbano il panorama circostante.
Il piccolo
leader ha provato a spiegarmi, in proto-inglese, il perché della sua idiozia
conclamata:
‘Il papero non
ha proprietario’.
‘E allora?’
‘Allora voglio
mangiarlo.”
Il mio sguardo
inceneritore ha concluso il dialogo, seguito da un Ginooo chiama la
poliziaaaaa. Gino, che è su questo pianeta ma spesso frequenta pure gli altri,
in quel momento epico si stava cambiando le mutandine (Gino gira sempre con il
cambio di mutande e di canottiere della salute, anche a Ferragosto), nascosto
dietro uno scoglio a distanza di timpani.
In ogni caso i
cinque ritardati, appena hanno sentito la parola polizia, hanno pronunciato un
chiaro kaerimasu, annamosene. E così hanno fatto.
Ho preso
platealmente loro la targa. Avevano l’adesivo dei principianti, dunque freschi
di patente. Dall’aspetto idioti importati dalla mainland, ma avrebbero anche
potuto essere indigeni (gli indigeni oggigiorno non sono più quelli di una
volta).
Chissà se ieri,
il giorno dopo questo approfondimento umano, i cinque imbecilli sono tornati a
grigliare il papero in spiaggia. Bisogna che chieda a Marco-quello-buono di
fare un passaggio investigativo in quella spiaggia per controllare se vi pulsa
ancora qualcosa di vivo. E bisogna che
qualche esperto in antropologia mi spieghi le vere, abissali differenze tra una
formica mangiatutto cinese e una giapponese.
June 16th
Mini-full-Italian-gaijin beach clean up today at Top Secret Beach! Few but good girolami, today we collected a scary amount of nastiness donated to the poor sea by imbecile fishermen and thirsty assholes of half world. I found plastic bottles from Japan, China, Thailand, Malaysia and even Greece! Buoys and fishing nets a go-go.
Then, as we like symbolic but meaningful micro-actions, we returned a bag full of shells - picked up by tourists or sold as souvenirs by shops to retarded tourists - to the almost dead seabed (a year ago in the same place there where sea urchins, corals and shells, many fishes and other strange marine creatures; today: just few fishes). It has been an almost... religious moment.
At the same time we saw some fishermen killing poor fishes but no daring to bring a single piece of plastic waste away from the beach. In these moments I think that the apocalyptic scene depicted by the annoying movie "Idiocracy" is, day after day, nearer and nearer.
Today it has been just a 'pre-opening' of the serious clean up that we planned for the 7th of July at the same place. Still a mountain of garbage waits for us.
July 7th
Wonderful job today for a multi-national (Italy, Japan, U.S.A., Malaysia, Colombia) team at Top Secret Beach! Even under the rain, we collected a disgusting amount of nastiness - mostly plastic - brought by the sea currents (and dropped by the sea assholes, fishermen ichiban). We enjoyed the situation so much that next Sunday we'll repeat it near Itoman: everybody is welcome to join us.
Special thanks to our photographers, plastic bags providers and drivers - a particular thank you to my personal driver who, in spite of his advanced age - 84 years old -, drove us to the location. Ah, almost forgetting: also a special thank you to the old fisherman that refused to help us bringing away any piece of trash. Porco City the only possible future for this poor island?