venerdì 31 maggio 2013

GURUKUN, LA NAVE CHE NON SALPA



Ieri sera, razzolando nelle viuzze fra il porto di Tomari e la spiaggia di Naminoue, a Naha, mi sono imbattuto in una nave parcheggiata nel giardino di una casa. 'Deve essere qualche marinaio maraglio che ha fatto i soldi', mi sono detto. ‘È un ristorante’, mi ha spiegato mia moglie. Siamo entrati a ficcanasare, un cameriere gentilissimo ci è venuto incontro e ci ha invitati a fare un giro all’interno. Meglio del Louvre, o quasi.






 


Il nome del locale è Gurukun, come uno dei pesci più apprezzati sulle tavole di Okinawa. Diviso su tre piani, è dominato da un’intera barca da pesca che funge da sala ristorante. Il ponte, al secondo piano, ospita piatti e clienti, il bar e la cassa. La cucina è al terzo piano. Stanzette per cene riservate sparse qua e là, fra un immancabile shisa e decorazioni ispirate al mare. Il locale ha 32 anni di vita, ma è poco o nulla segnalato sulle guide turistiche. Roba autentica, per intenderci.




A questo punto lo avrete indovinato. Al Gurukun si mangia pesce, di tutti i tipi e per tutte le tasche. Si parte dal piatto che dà nome al locale (735 yen), per andare fino alla cofana famigliare (cena per due abbondantissima, con quasi tutte le creature di Nettuno su un piatto di legno a forma di barca) a 6930 yen. Non amanti del pesce (come me), non disperate: al Gurukun si servono anche piatti di maiale Agu e un po’ di tutta la cucina di Okinawa, con abbondante scelta per quelli di alghe.



La barca che fa da ristorante, però, non è solo decorativa. Il locale è attrezzato con numerose canne da pesca e se vi volete togliere lo sfizio potete pescare dal ponte con le vostre mani uno dei pesci che sguazzano nella piscina che fa da ‘mare’ sotto la chiglia della nave. Da lì alla padella il passo è breve. Se poi avete il pallino della pesca vera, il Gurukun organizza una vera battuta di pesca, nel mare vero, a pochi metri di distanza. Ci si imbarca sulla barca ormeggiata nel canale davanti al ristorante, si pagano 6000 yen, e il pescato è vostro. Potete farlo cucinare nel ristorante o portarlo a casa.



 

Fra le altre chicche del locale da segnalare: una tela fantastica raffigurante un pescione, fatta prendendo l’impronta del medesimo e ricalcandola con inchiostro nero su fondo bianco; collezione di sakè per i clienti assidui; bandiere da pescatori giapponesi, tutte da rubare e collezionare. Che cos’altro? Ah, sì: la sensazione, una volta cenato lì, di aver vissuto un’esperienza più unica che rara.


Aperto tutti i giorni a cena, dalle 18 alle 23, eccetto il mercoledì.

Tel. (098) 866-3667


mercoledì 29 maggio 2013

È ORA DI SPIAGGIA!



A Naha fa un caldo di quelli brutti. Non perché la temperatura sia impossibile (28°C la massima, oggi), ma per l'umidità al 90%. Di notte, se non avete una gatta con ansie cacciatrici, che va da finestra a finestra come fosse un puma, siete obbligati a tenere le finestre aperte. Se siete miliardari potete permettervi la bolletta per l'aria condizionata, se non lo siete, come me, vi potete permettere le zanzare. Notti insonni, dunque, in questi giorni. Come tornare in vita, dopo una notte così? SPIAGGIA; è l'unica parola che mi viene in mente. Con un bel po' di protettore solare, e magari con un cappello e un ombrellone. Qui a Okinawa il sole non scherza. Sì, ma quale spiaggia, mi/vi chiederete. Ecco il mio menù di consigli, sull'isola maggiore dell'arcipelago.





In città l'unica vera spiaggia è quella di Naminoue, alla base del tempio omonimo. Facilissima da raggiungere (una ventina di minuti a piedi da Kokusai-dori), è il meglio che Naha può offrire in questo settore. Sabbia pulita e acqua cristallina, soprattutto se osservata dall'alto del viadotto che la domina. Se osservata mentre vi raggiunge l'ombelico non è così pulita, ma meglio del famoso niente. All'ingresso un cartello vi ricorda le mille cose che NON potete fare. Tra quelle che potete fare: il bagno, purché entro i limiti delle boe (un bagnino osserverà attentamente che non le superiate). Musica americana propagata nell'etere e un comodo bagno pubblico, gratuito, nel giardino alle spalle della spiaggia.




A una dozzina di chilometri da Naha, verso nord, la bella spiaggia di Ginowan offre un'ottima alternativa a quella di Naminoue. L'acqua è davvero pulita e cristallina. Ideale se avete un mezzo per raggiungerla. Altrimenti si può prendere un autobus fino al centro convenzioni di Ginowan, la spiaggia è alle spalle di quest'ultimo. Vi imbatterete in numerosi militari americani, la loro base è a due passi. Comodi tavoli dove mangiare se vi siete portati il cibo da casa.





Più a nord, ideale per chi cerca la tranquillità, la spiaggia di Yomitan (http://unitalianoaokinawa.blogspot.jp/2013/02/yomitan-lelegante-fenice.html), dominata da un grande albergo, a breve distanza dal negozio-fabbrica dei dolcetti beni imo (http://unitalianoaokinawa.blogspot.jp/2013/03/e-viola-ma-non-e-un-tulipano.html).






Ancora più a nord, poco lontano da Yomitan, la bella Onna, anch'essa con qualche albergo frequentato dalle coppiette in luna di miele. Ampia spiaggia, un 'ascensore' sottomarino da cui osservare i fondali e possibilità di escursioni in barca.







Nel Sud dell'isola maggiore ci sono diverse spiagge di grande bellezza. La prima, a sud-est di Naha, è quella di Azama Sunsun. Tirata con il righello, ha una 'campana per gli innamorati' (suonatela, vi porterà fortuna) e sabbia bianchissima.





A pochi passi da questa potete prendere una veloce barchetta che in pochi minuti vi porta alla bella isoletta di Kudaka, uno dei miei luoghi preferiti a Okinawa. Il posto vanta la nomea di luogo per streghe e maghi, si dice che rubarne sabbia e conchiglie porti sventura, ma il semplice accarezzarle dà solo piacere. Il villaggio è minuscolo, gli abitanti sono burberi quanto solo un isolano sa essere, ma la sua spiaggia, a pochi passi dall'attracco, è fantastica. Fondali trasparenti fra gli scogli, sguazzarvi è piacere puro.





Un'ultima spiaggia (fra le molte altre) da segnalare nel Sud-est è quella di Mibaru. Qualche alberghetto, sabbia bianchissima, fondali trasparenti. Una barchetta vi può portare a fare un giro così da osservarli attraverso la chiglia di plexiglass. E, nei dintorni, qualche caffè-ristorantino estremamente accogliente e popolare fra i turisti giapponesi (l'Hamabe no Chaya Café, con la sua finestra sul mare, è gettonatissimo). Buona estate!





sabato 25 maggio 2013

CHINSUKO, UNA PICCOLA DELIZIA PER COMINCIARE LA GIORNATA


Il chinsuko (ちんすこう) è un dolce tradizionale, spesso venduto come souvenir (miyagegashi) nelle isole dell'arcipelago di Okinawa. Si tratta di un piccolo biscotto fatto in gran parte di strutto (abbondante a Okinawa, grazie alla diffusione del maiale Agu) e farina, piuttosto simile allo shortbread scozzese



Il chinsuko fu introdotto a Okinawa circa quattrocento anni fa dalla Cina. Ne esistono di tutti i tipi: da quello semplice a quelli aromatizzati con tè verde o patata viola dolce (vedi http://unitalianoaokinawa.blogspot.jp/2013/03/e-viola-ma-non-e-un-tulipano.html). Una prelibatezza è quello salato (shio chinsuko) proveniente dalle isole Miyako.


CHINSUKO PRODOTTI DAL BUSSAN CENTER DI ISHIGAKI




   
I migliori, a mio sommo giudizio, sono quelli ricoperti di cioccolata, venduti a prezzi non per tutte le tasche nei supermercati. Fra quelli per i turisti, anch’essi di prezzo variabile, spiccano quelli dalle confezioni finemente decorate, spesso a tema. La galleria Heiwa-dōri, a Naha, è un luogo ideale dove trovare la massima scelta di scatole, anche a basso prezzo (spesso carine ma con biscotti di scarsa qualità). Non che e a Naha il cappuccino di qualità abbondi, ma se ne scovate uno e iniziate la giornata con un chinsuko affondato nel caffè latte, tutto, dopo, vi sembrerà più facile.