Se
c’è un suono che porta al volo la mente a Okinawa è quello dello sanshin (三線, letteralmente ‘tre corde’), specie di banjo con la
cassa di risonanza ricoperta da pelle di pitone. Di origine antica, sembra sia
arrivato nell’ex Regno di Ryūkyū (Okinawa) dalla Cina, dove ancor oggi è
estremamente popolare lo sanxian. Per
una volta, però, questo influsso culturale non giunse a Okinawa direttamente
dalla Cina (o da Taiwan), bensì dal Giappone. Arrivato nel XVI sec. al porto di
Sakai, a Osaka, lo sanxian si evolse
nel più grande shamisen (三味線),
da cui poi si è sviluppato lo sanshin
di Okinawa.
In
Giappone lo sanshin è noto con il
nome di jabisen (蛇皮線, ‘corde
di pelle di serpente’) o jamisen (蛇三線, ‘serpente tre
corde’). In origine, per ricoprire la cassa di risonanza, si utilizzava il pitone
birmano, ma le leggi di protezione dell’ecosistema oggi lo proibirebbero, per
cui si utilizza anche il più comune pitone Reticulatus
o la vipera locale Habu. A causa di
questo ‘ingrediente’ naturale l’esportazione dello sanshin è proibita in alcuni
paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.
Le tre corde, variabili in spessore, sono
chiamate in ordine decrescente uujiru (男絃, corda ‘maschile’),
nakajiru (中絃, corda intermedia), miijiru (女絃, corda ‘femminile’). Di solito sono bianche, ma nelle
vicine isole Amami sono gialle e più fini, così da ottenere un suono più acuto
di quello di Okinawa. Al posto del tradizionale plettro ricavato dal corno di
bufalo d’acqua nelle Amami si usa un plettro ricavato dal bambù, mentre a
Okinawa i musicisti meno tradizionalisti usano anche il semplice plettro da
chitarra o l’unghia del dito indice, fatta crescere appositamente.
Nel
Dopoguerra, quando Okinawa era poverissima, gli abitanti locali costruivano gli
sanshin riciclando barattoli di latta
per la conservazione di alimenti. Lo strumento così ottenuto si chiamava sanshin ‘kankara’. Oggi alcuni esemplari
in latta sono costruiti per i turisti, venduti soprattutto nella galleria
commerciale Heiwa-dōri. Visitare un negozio-laboratorio in cui si costruiscono
veri sanshin, però, è un’esperienza
unica e indimenticabile, una volta a Okinawa. Spesso capita che l’artigiano che
li costruisce sia anche un ottimo musicista, di solito lieto di suonare qualche
nota per il visitatore. Naha e i centri minori pullulano di piccoli negozi di
questo genere, basta cercarli…
Begin, la musica dell’arcipelago
Nulla
di meglio del gruppo Begin, originario dell’isola di Ishigaki, per
‘ascoltare’ Okinawa. Il simpatico cantante, Eishō Higa, coppola in testa e sanshin
tra le mani, trascina le folle locali, a volte accompagnato anche da tamburi taiko.
Tra le sue canzoni migliori: Sanshin no
Hana e Shimanchu nu Takara.