Cinquanta chili tondi
di monnezza: il raccolto di ieri a Senaga-jima, la mia isoletta preferita nei
pressi dell’aeroporto di Naha (molti gatti randagi e zero bagnini spaccacazzi).
Questo è stato il prodotto interno lordo di Clean
& Play, un Fèssevento partorito su input di Satoka (assente in prima
linea, ma almeno presente a chiacchiere). La triplice Missione: raccattare gli
orrori che la ggente e il mare vomitano sul bagnasciuga; giuocare il santo
FRESCOBOL assoldando nuovi adepti nella F.A.O. (Frescobol Addicts Okinawa), un Fèssgruppo piccolo ma agguerrito;
celebrare con un barbecue ricco di sentimento il 48° giro di boa dell’amicone
Pietro2.
Missioni tutte
compiutissime, devo orgogliosamente dirmi/vi.
Nell’ordine di Tutte le
Cose:
Very nice afternoon, yesterday, at Senaga-jima, with the guys of Ryukyu Ocean Defenders, Pietro Sartogo and many other dear friends. Three, not one, Missions:
1) clean the beach
2) play frescobol
3) celebrate Pietro's birthday
We picked up 50 kilos of garbage, including a car radio and a freshly used condom (Senaga-jima is notoriously a romantic place that stimulates the boom-boom activity).
Tatsu-man, driving the Tatsu-mobile, brought the waste to Itoman, where a garbage center operates also on Sunday. GOOD BOY.
Then, while Goya-san was struggling with my new made in China barbecue, we played frescobol. I'm happy to have tried it with many new members of the F.A.O. (Frescobol Addicts Okinawa). I had fun especially with Vito-san, Pietro's young son, a good tennis player.
Then we ate indecently, good stuff, meat stuff, vegetavegan stuff, junky stuff. The barbecue made its dirty job, bravo Goya. Pietro was celebrated with maybe the poorest but also the coolest cake of his life: a composition of candles shaped with H-A-P-P-Y-B-I-R-T-H-D-A-Y letters spread on pineapple cubes and a piece of bread. I gave him amaretti, a Camilleri/Montalbano's book and an untouched Settimana Enigmistica that mom sent me. What wouldn't I do, for my friend...
GRAZIE A TUTTI, it has been fun, let's do it again!!!
1) Giunti alla
spicciolata in spiaggia alle due del pomeriggio ci siamo rimboccati subito le
maniche, coadiuvati dai rinforzi: non la cavalleria americana, ma la Ryukyu Ocean Defenders,
un’organizzazione di amici americani creata dal Signore. Ogni tanto ‘sti bravi
ragazzi si armano di pinzone da barbecue, sacchi di plastica e bombole da sub e
riportano in vita tricicli dalle viscere del mare, copertoni da camion, ogni
schifo ipotizzabile con cui l’uomo, e pure la donna, fa questione di lasciare
il proprio segno su questo pianeta. Ieri i volontari della R.O.D. sono stati
fondamentali, anche per la loro tenda hi-super-tech, con tanto di faretti
incorporati, una sboronata che credevo esistesse solo nei film di fantascienza
e che ieri ho visto per la prima volta. A tirare su monnezza eravamo una
ventina abbondante e in un’ora abbiamo prodotto una piccola montagna di
sfacimme. Mentre ero lì che facevo il mio sporco dovere un’auto di passaggio
con una giovane coppia a bordo ha rallentato e il lui mi ha applaudito al volo
dal finestrino (perché non è sceso ad aiutare?). Qualche scienziato dell’idiozia
era riuscito a intanare sacchetti di immondizie nelle tubature al ciglio della
strada, tipo Gaddafi poco prima del rendiconto. Tra gli articoli più pregiati
raccolti un’autoradio, un’infinità di cadaveri di fuochi artificiali e un
preservativo usato di fresco. Notoriamente Senaga-jima è un luogo romantico,
dove andare a chiavare in macchina a due passi dalla pista dell’aeroporto e,
soprattutto, lontano dagli occhi indiscreti delle mogli e dei mariti lasciati a
Naha. Tra i cespugli ho pure trovato gli avanzi di un bellissimo maialino
(credo) Agu, presumo spolpato da qualche uomo primitivo. Non posto la foto
perché la mia missione non è esattamente quella di farvi vomitare. Nel team di
operatori ecologici c’era di tutto: giapponesi, americani, ben TRE italiani,
due messicane e una boliviana. Dopo la foto ricordo con i trofei, il fido
Tatsu-man ha caricato tutta la zavorra sulla Tatsu-mobile e l’ha portata a
Itoman, dove c’è un centro di raccolta per il gomi (il bolognese rusco)
un tanto al chilo. Per cinquanta pezzi ci hanno estorto la vorticosa somma di
300 yen (poco più di due euro), ma quando Tatsu è tornato alla tenda spaziale
abbiamo fatto una colletta – che, by the
way, in giapponese si dice BOKKIN
– e lo abbiamo ricoperto di monetine.
2) Ripulita al meglio
la spiaggia abbiamo dato fuoco alle pentole. Cioè al nuovo, quasi lussuoso
barbecue made in China che ho
comprato la settimana scorsa per meno di 2000 yen (con che cosa li fanno i
barbecue, i cinesi, con l’aria?). Goya-san, coadiuvato da qualche graziosa
fanciulla, si è dedicato all’arte culinaria, mentre io ho trascinato i nuovi
adepti sul bagnasciuga e li ho iniziati all’Arte del FRESCOBOL. Devo ricordare
che chiunque provi a mettere mano alle racchette la prima volta è almeno un
disastro, e questa regola mi è stata confermatissima. Però ricordo che anch’io,
le prime volte, spedivo le palline sulla Luna. In compenso ieri c’era anche
Vito-san, il figlio diciassettenne di Pietro2, alto più o meno due metri e
bravo nell’elegante tennis. Il frescobol NON è tennis, altrimenti si
scriverebbero allo stesso modo, no?, però il cinno ci sa fare e con lui mi sono
davvero divertito. Se non avesse il vizio di frequentare le scuole e studiare
lo strapperei ai doveri e lo farei mio compagnuccio quotidiano di giochi e
merende. La pioggia di passaggio ha ammosciato un filo la grigliata,
ciononostante si è masticato di brutto. Ciccia, roba vegetarian-vegana, junky food, un sacco di buone cosucce.
Nel banchetto ci è finita pure la stessa obaa-chan
(vecchietta) che un paio di anni fa, mentre andava in giro a raccattare lattine
da riciclare, era stata fagocitata alla mia festa di compleanno ed era stata
ricoperta di torte e proteine assortite. Mi sa che ha capito come funzionano le
cose con i gaijini da queste parti, e così ha goduto anche lei. Ieri era la
Festa della Mamma, dunque benvenutissima anche la nonnina.
3) Ospite d’Onore
l’amicone Pietro2 che, con una comitiva di figli appresso, ha finalmente
sfanculato i clienti del suo ristorante e si è potuto godere una boccata di se
stesso alla festicciola. Ha soffiato le candeline sulla torta forse più povera
e improvvisata del pianeta – candeline a lettera (H, A, P, P, Y, B, I, R, T, H,
D, A, Y) infilate una a una su cubetti d’ananas e su una fetta di pane a
cassetta; nessuno, cazzarola, aveva portato torte -, però ricchissima di
sentimento. Io, non sapendo che cippa regalargli, mi sono privato di un po’ di
scorte umanitarie inviatemi da mia madre: una preziosissima scatola di amaretti
al pistacchio; un Montalbano camillero; una Settimana Enigmistica intonsa. In
altre parole, mi sono privato di un inestimabile Incroci Obbligati, ma che cosa
non si fa per gli amici oggigiorno?
Alla fine della
fazenda, un po’ alla volta, tutti sono tornati alle casine di competenza e abbiamo
sbaraccato l’accampamento. In quella fase ci ha raggiunto una gatta più alla
ricerca di carezze che di croccantini. Ci siamo promessi di rifare tutto ciò
(magari non il compleanno di Pietro2) tra un mese, o alla prima occasione
possibile. Tanto fra un mese la ggente avrà reimmerdato il litorale uguale a
prima. Rientrato a casa ho avuto un’amara sorpresa: niente chiavi, niente
telefono, né occhiali né bottiglietta dell’acqua. Dubbi atroci. Qualche figlio
di passeggiatrice me li ha fottuti mentre giocavo? Li ho persi al buio nel
casino del rimpacchettamento di tende e tavoli? Per fortuna Satoka mi ha
raggiunto e ho capito che il problema non erano i ladri, da queste parti
pressoché inesistenti, ma la mia età che avanza. Tutti gli accessori
fondamentali erano in bella mostra sul mio tavolino, in camera. Quando li ho
visti, un pensiero mi ha colto d’improvviso: meglio chiavare tantissimo, che in
quest’unica vita il tempo è contato.
(THANK YOU Rachel for letting me steal your photos)