venerdì 2 agosto 2019

ANZIANO È BELLO


Chi non ama i miti scagli il primo libro sacro.
Qui a Okinawa, ormai da troppo tempo, circola il mito della longevità. Alcuni giornalisti occidentali da scrivania spesso raccontano al mondo come a Okinawa si viva più a lungo grazie a una combinazione di vita semplice, clima favorevole e dieta sana. L’ente del turismo locale riprende la loro voce, così da farne motivo per visitare questo arcipelago esotico.





La longevità - o, meglio, il mito di essa - è terribilmente di moda da quando, nel 2005, il giornalista americano Dan Buettner ha iniziato a parlare di Blue Zones, luoghi benedetti dagli dèi nei quali la vita sarebbe più lunga. Fra questi parte della Sardegna e Okinawa. I motivi di tanta benedizione? Dieta, pochi stress, poca carne, vita di comunità/famiglia ecc. Nella sua lista Buettner ha elencato solo cinque località del 'primo' (o tendente al primo) mondo. Nel suo menù non sono rientrate località del 'terzo', come Vilcabamba, villaggio dell'Ecuador che visitai nel 1989 proprio per investigare sul mito della longevità.














I buoni, sani cibi di un tempo che hanno reso famosa la dieta di Okinawa: alghe, patata dolce viola, zucchero di canna, biscotti chinsuko, goya, sata andagi, Okinawa soba








I giornalisti occidentali, tuttavia, nel raccontare la mitologia dell’altro capo della terra, troppo spesso si dimenticano di guardare l’orologio. Infatti, sono passati quasi ottant’anni da quando questi racconti potevano avere un fondamento. Dall’arrivo degli americani, durante la guerra, le cose sono decisamente cambiate. Gli statunitensi, oltre all’occupazione militare del territorio, hanno portato con sé anche uno stile di vita, intimamente legato al cibo. Fast-food, carnazza inscatolata fatta solo God sa con che cosa e ricca di conservanti, junk food a go-go. Cui vanno aggiunti SUV e centri commerciali, aria condizionata e diserbanti Monsanto sparsi in ogni parco pubblico.












Gli okinawensi hanno presto fatto loro tutto ciò. Risultato: oggi a Okinawa si muore come nel resto del mondo, non un secondo più tardi. I bambini hanno abbandonato l’amara goya o le salutari alghe dei nonni per il succoso cheese-burger, e molti di loro hanno già le mammelle in età adolescenziale, anche se maschi. Se il Giappone (incredibilmente) è al quarto posto al mondo come Paese salutare (Spagna prima, Italia seconda), di certo non deve questa medaglia all’attuale stile di vita di Okinawa.






Ma che fine hanno fatto i longevi di cui tanto la stampa mainstream e la propaganda turistica si nutrono? Sopravvivono qua e là, contando i giorni che rimangono loro. Soprattutto nei villaggi della foresta Yanbaru, come Ogimi e Ada, lungo la propaggine settentrionale dell’isola maggiore dell’arcipelago, l’unica zona per ora scampata al cemento che ha ricoperto tutto il resto. Finiti quei vecchietti… ne rimarranno solo le fotografie. Nella remota isola di Yonaguni, la cosiddetta "Atlantide" del Giappone, dove un'erba locale (no, non quella a cui state pensando) aggiunta alla dieta quotidiana pare allungare la vita.


È indispensabile, oggi, sensibilizzare le nuove generazioni di Okinawa circa il pericolo delle diete malsane, ricordando e rivalutando ciò che mangiavano i loro nonni, i quali - anche se non bevevano birra - campavano cent’anni. Ma riuscirà questa esigenza a vincere la battaglia contro gli interessi delle catene commerciali, delle compagnie automobilistiche, del ‘mondo moderno’ importato da un altro pianeta? Un’altra missione impossibile per Ethan Hunt, mi sa.



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