Spesso vengo contattato sulla Fèsspagina ‘Un italiano a Okinawa’, e qualche volta su
questo blog, da girolami come me in fuga dal Bel Paese. Essendo il mio
l’unico blog in italiano sull’arcipelago (ragazzi, quand’è che imparerete un
po’ di ìnglisch?), qualcuno mi scambia per l’ufficio di collocamento/l’ente del
turismo/l'agenzia meteorologica di Okinawa. Le richieste (S.O.S.) sono più o meno
sempre le stesse:
1) LAVORO
2) ALLOGGI
3) INFORMAZIONI
TURISTICHE ASSORTITE
Qualcuno mi chiede roba
di nicchia (karate, dove stanare il sensei/dojo
migliore; non lo sanno che ho smesso di praticarlo trent’anni fa?). Quella che
più ha lasciato il segno è stata una sventurata girolama dalla quale mi devo
ancora riprendere. Questa, più o meno, la sua richiesta:
“Ciao, sono XZY, in
vacanza a Okinawa dal/al. Complimenti per il tuo blog. Ti vorrei chiedere un
po’ di info. Arriverò il X/Z/Y e alloggerò a Okinawa City. Con quale autobus ci
vado dall’aeroporto? Dove posso affittare a OC un motorino? Serve la patente? E
poi, il giorno Y/Z/X, quando restituirò il motorino, quale autobus potrò
prendere per tornare in aeroporto? Spiagge da consigliare? Grazie. Se poi mi
viene in mente qualcos’altro che senz’altro ho dimenticato poi ti scrivo, ok?
Ciao!”
Seguita da:
“Ciao, sono sempre XZY.
Sono arrivata a OC, ma non mi piace un granché. La gente non parla l’inglese e
non è molto ospitale. Consigli?”.
Come rispondere a cotanta sventura?
Innanzitutto XZY avrebbe dovuto sapere che ho un vero blocco mentale, mi si paralizza la lingua
e tutto il resto, quando uno usa ‘info’ anziché ‘informazioni’ (per non parlare
dei xkè, ke, nn ecc.). I motorini si noleggiano,
non si affittano. Poi, se XZY avesse studiato un minimo prima di sbarcare su
Marte, saprebbe che a Okinawa City, per i minorati ‘OC’, è invasa da rambi in
libera uscita, e dunque – fatta eccezione per i parassiti che campano grazie ai
$ dei militari americani – gli indigeni non amano particolarmente gli stranieri
in quanto pensano che siano tutti rambi (o soldatesse gèin).
Premesso ciò, e per
farla breve: perché DOVREI rispondere a tali questionari? Che cosa ho fatto per
meritarmelo? Cos’è, siamo fratelli d’Italia e dunque la consulenza è dovuta? Se
un giorno decido di andare a Viggiù/Lamezia Terme o in altri luoghi che mai ho
visitato prima, stano un/a blogger indigeno/a e gli chiedo tutto su quelle
amene località, lui/lei DEVE rispondermi?
Per essere chiari: ho
dei blog su Okinawa (e su altro) perché mi servono a promuovere le mie
attività, perché mi piace scrivere e perché mi piace condividere le mie
opinioni con chi è in sintonia con me (gli altri possono tranquillamente andare
a sintonizzarsi altrove). Non necessariamente per rispondere ai ? di mezza
Italia in fuga. Alcuni – i più gentili e ben educati – li ho aiutati, altri – i
più in-fila-allo-sportello – li ho gentilmente sfanculati.
Sono stanchino di
questo genere di corrispondenza e di dover costantemente scrivere messaggi in
cui mi chiamo fuori dalla sala degli interrogatori. Anch’io, quando sbarcai a
Okinawa tre anni e mezzo fa, cercai un po’ di aiuto dall’unico girolamo qui trapiantato
che stanai on-line. Fui ignorato. Ognuno fa
le scelte che preferisce – emigrare o viaggiare, per quanto ne so, non viene
prescritto dai medici, e dunque è giusto che ognuno sbatta le proprie corna,
così impara al meglio. Non mi piace, però, passare per stronzetto. Per cui ecco un
vademecum liofilizzato per i fratellə d’Italia che vogliono fare di Okinawa la
loro nuova casa. Così d’ora in poi li dirotterò velocemente al link di questa
pagina e potrò dedicarmi a cose migliori (accarezzare le mie gatte).
LAVORO
Siete alla canna del
gas e vi siete fatti l’illusione che il Giappone sia rimasto agli anni Ottanta,
quando si fatturavano valute pesanti solo a respirare? Regolate l’orologio. La
cuccagna è finita. Soprattutto a Okinawa, la Basilicata del Giappone. Qui tutti
i mercati – a parte quello della mafia del mattone – sono spompi e sottopagati.
Un servo da McMerdo’s ‘guadagna’ circa 5 euro l'ora (spaccia merda e,
giustamente, viene trattato da merda). I salari qui sono circa il 60% di quelli
della ‘Mainland’. Quindi se venite a Okinawa per arricchirvi è meglio che
stiate a casina vostra e vi droghiate assai.
Se venite qui perché amate Okinawa, allora avete le carte in regola per un nuovo futuro. Lavoro? In nero giammai. O avete il visto adeguato o nemmeno vostra madre giapponese vi darà un lavoretto. Se la farebbe addosso di venire scoperta e stangata. Il primissimo passo, dunque, è un visto. Ottenuto il quale potete iniziare a sbattervi, per esempio andando da Halowork, l’ufficio di collocamento; quello grosso a Naha sta a Shintoshin. Ma solo se parlate il giapponese, nessun impiegato parla l'inglese…
Se venite qui perché amate Okinawa, allora avete le carte in regola per un nuovo futuro. Lavoro? In nero giammai. O avete il visto adeguato o nemmeno vostra madre giapponese vi darà un lavoretto. Se la farebbe addosso di venire scoperta e stangata. Il primissimo passo, dunque, è un visto. Ottenuto il quale potete iniziare a sbattervi, per esempio andando da Halowork, l’ufficio di collocamento; quello grosso a Naha sta a Shintoshin. Ma solo se parlate il giapponese, nessun impiegato parla l'inglese…
Sapete fare pappe pregiate e vorreste lavorare per qualcuno qui? Le cosine funzionano così: se siete fortunati incontrate un Cicciobello Buana con gli sghei che vi assolda. Per i primi mesi vi ricopre di danari, ma intanto mette al vostro fianco apprendisti indigeni che vi ciucciano il know-how (la vostra scienza, in parole più contadine). Tempo tre-quattro mesi gli indios hanno imparato a copiarvi, dunque C.B., adducendo scuse orribili (c'è la crisi, i cinesi non sono più quelli di una volta e non spendono più, sta per scoppiare la guerra), vi decima lo stipendio. A voi la scelta: continuare a lavorare schiavizzati o scappare? Se neuroni-dotati, ovvio, scappate. In attesa del prossimo C.B.
Sapete come insegnare le lingue del mondo? Spargendo la voce troverete students all'inizio motivatissimi. Soprattutto se nella fase di affrontare una lingua completamente nuova, partendo da zero. Voi fate le vostre brave lezioncine, vi applicate, istruite i vostri allievi regolando il livello in base al loro ritardo mentale. Prima o poi, però, parte di essi si rende conto che: studiare una lingua aliena son cazzi, non coriandoli. Che hobby è collezionare francobolli, non una preposizione articolata. Un bel giorno questi losers si fanno di nebbia, senza nemmeno sbattersi per mandarvi un messaggio di abbandono. Timidezza, consapevolezza di essere dei perdenti, più un pizzico di maleducazione, questi gli ingredienti per una fuga perfetta, alla giapponese.
VISTI
Se siete stati
ingaggiati da un’azienda il problema non sussiste: sarà lei a sudare per farvi
ottenere un visto di lavoro. Altrimenti potete sognarvi che il proprietario di
una piccola attività faccia da garante e $pon$or per farvi ottenere un visto di
lavoro.
Se avete copechi seri da investire non sarà impossibile ottenere un visto per business. Visto che frequentate i circoli alti, contattate il consolato giapponese che vi dirà come e chi arricchire per ottenere la stella da sceriffo.
Se avete copechi seri da investire non sarà impossibile ottenere un visto per business. Visto che frequentate i circoli alti, contattate il consolato giapponese che vi dirà come e chi arricchire per ottenere la stella da sceriffo.
Sposatevi, è la cosa
più semplice (se vi sposate bene; se vi sposate male...). Poi potrete lavorare a tempo pieno. Se guadagnerete poco come
me vi rinnoveranno (non automaticamente: ogni volta è un’avventura) lo spouse visa di anno in anno. Se
guadagnate bene – magari lavorate in una scuola pubblica – prima o poi vi
daranno quello da tre anni, che vi permetterà un po’ di relax e piani più a
lungo termine. Dopo 5 anni di permanenza in Giappone le cose dovrebbero essere più facili. Se non avete fatto casini in giro, poi, rischiate pure di beccarvi un visto permanente.
Se studiate il
giapponese la cosa è piuttosto semplice. Stanate una scuola privata, pagate la retta (mai
economicissima) e loro vi faranno tutte le scartoffie. Di solito otterrete un
visto di studio-lavoro valido un anno. Questo vi permetterà di lavorare
part-time (c’è un tetto massimo di ore per settimana). Dopo un anno qua
dovreste avere le idee chiare su che cosa fare di voi stessi: continuare
(sposarvi?) o scappare. Questo tipo di visto viene ampiamente sfruttato da nepalesi e vietnamiti, più da altri asiatici assortiti, in fuga dalle miserie di
casa loro. Le scuolette private ci lucrano abbondantemente sopra e se venite qui per studiare DAVVERO il giapponese la convivenza con il terzo mondo in aula sarà molto dura.
Potete anche ottenere un visto da karateka.
Se non avete l’ernia al disco e la pancetta come me, trovate un dojo/sensei di fiducia. Magari venite a Okinawa
una prima volta come turisti (90 giorni al massimo), poi ottenuto il contatto
giusto potrete organizzare una permanenza più lunga e atletica. Visto culturale, di solito dura un anno ma non vi permette di lavorare.
Qua e là circola pure il visto 'culturale' per la calligrafia giapponese o la cerimonia del tè. Anche questo visto, di solito, non vi permetterà di lavorare, ma potrete rimanere in circolazione per un anno. C’è, infine, un visto
da ‘artista’ (scusatemi la bestemmia), ma se lo volete dovete provare che
tutto il popò di arte che producete basta a $o$tenervi mentre vivete qua. Se ci
riuscite verrò da voi a congratularmi di persona.
ALLOGGI
Gli affitti più bassi
per appartamenti li potete ottenere solo se felicemente accasati. Da gaijin singoli e randagi, magari pure
giapponese-privi, sarebbe una missione impossibile. Se, però, avete una
moglie/marito giapponese le cose sono facili. Trascinatela/o nel primo covo di
squali (agenzia immobiliare) che trovate, i loro galoppini saranno felici$$imi
di sbattersi per trovare il nido dei vostri sogni. Trovatolo, aspettatevi una
stangata pari a 2-3 mensilità a fondo perduto per iniziare l’avventura. Gli
squali lo chiamano ‘fondo per le pulizie’, ma in realtà bisognerebbe aggiungere
‘del vostro portafogli’. Un po’ di pulizie verranno fatte quando smammerete, ma
mai così tante da raggiungere quella spesa. Inoltre, se avete animali a traino
(‘petto’: cani e/o gatti) vedrete
ridotte all’1% le probabilità di trovare un appartamento. In Giappone gli
animali domestici sono perlopiù considerati leoni della savana, molto
pericolosi per le proprietà di Sua Maestà il Sacro Proprietario.
Se non avete i
requisiti (mogli, mariti) per aspirare a un appartamento normale in affitto, ma
se in tasca avete gli sghei, affittate (non noleggiate) un appartamento in una mansion per turisti, un condominio a tassametro.
Il lusso è solo dato dal fatto che costa quasi il doppio di uno normale, ma
dentro di solito non ha nulla di migliore rispetto a una tana qualsiasi. Le mansion per turisti sono fatte a uso e consumo dei visitatori temporanei e dei giapponesi
della Mainland a lungo termine. La più economica che conosco è InLink (stanatela on-line), a Tsugi, in piena zona di soapland. Il loro ufficio è un po' fiscaletto e rompicazzi, però se siete squattrinati è la migliore opzione di Naha.
Ultima spiaggia (dopo
un costoso hotel): un ostello,
ma solo se siete giovani dentro. Letti a castello, rutti e scoregge dell’inquilino
del letto di sopra/sotto, bagni e cacche comuni, brutta gente che fa le valige
alle 3 del mattino, ggiovani di ritorno dalla disco con un alito da Superciuk.
Ma, se vi va bene, pure un certo quantitativo di gnocca randagia, festicciole,
du’ spaghetti per tutti.
TRASPORTI
Oggi Okinawa è
collegata al resto del Giappone da diverse compagnie aeree low-cost (Peach, Jet Star, Vanilla, ecc.). Alcune sono collegate anche a Taiwan, alla Cina, a
Singapore, Hong Kong e Bangkok. Sempre più cini arrivano da queste parti, ahimè.
Arrivati all’aeroporto,
se siete diretti in centro a Naha prendete l’ottimo monorail. Il capolinea opposto è a Urasoe, a nord di Naha.
I taxi partono dai 550
yen in su e a volte possono essere convenienti. La portiera si apre su comando dell'autista, non forzatela.
Solo se dotati di una patente internazionale noleggiate un'auto (più economica se on-line e nei giorni feriali), oppure noleggiate i miei servigi e vi porto a
spasso io, in cambio OVVIAMENTE di un adeguato compenso. Anche perché passare
dalla guida italiana a quella giapponese (sulla sinistra, cambio automatico)
non è per tutti.
Gli autobus pubblici sono
solo per chi parla giapponese. Zero o quasi cartelli in inglese, autisti
anglo-privi. Li riuscirete a usare solo dopo parecchio tempo passato qui. Anche
se la gente locale si lamenta del loro costante ritardo, rispetto a quelli
italiani sono fantascienza buona. La prima volta che ne prenderete uno (e lo
avrete paragonato al volo a quello sotto casa in Italia) vi sentirete coccolati
e avrete il sorriso stampato sulla faccia ben oltre la fermata di arrivo.
Se vivete in città
compratevi una bicicletta (un centinaio d’euro?): non impesterete i polmoni del
mondo e brucerete un po’ di adipe. Le poche agenzie che noleggiano bici, fra cui anche quelle nuove fiammanti elettriche, lo fanno a caro prezzo (1800 yen per una giornata con riconsegna alle 18:30). I motorini a nolo sono una rarità pressoché irreperibile e i noleggiatori richiedono la patente internazionale. I marciapiedi hanno piste ciclabili, anche se il codice della strada imporrebbe di pedalare in strada (i ciclisti giapponesi se la fanno addosso e vanno sul marciapiedi).
Fate attenzione alle auto che escono dai parcheggi: chi le guida non guarda MAI
alla propria sinistra. E, troppo spesso, una dama in strada alla vostra destra mette la freccia a sinistra e, sbattendosene del vostro arrivo, vi taglia la strada a 90°. Non vendo né noleggio pistole, ma qui le mazze da baseball costano poco.
INFORMAZIONI TURISTICHE
Cercatele on-line,
eccheccazzo.
Per quelle
istituzionali c'è un efficiente ufficio a Naha, alla base del
Tenbusu Building (Kokusai-dōri, vicino a McMerdo’s). Qualche impiegato parla
inglese, mappe gratuite e informazioni anche sul resto dell’arcipelago.
Schivate il famoso acquario nel nord dell’isola maggiore: non volete contribuire
alla strage di delfini che ogni anno, in un bagno di sangue, si ripete nella
maledetta Taiji, VERO???
OK, per oggi ho dato.
Spero di aver risolto tutti ma proprio tutti i vostri ? su Okinawa.
Esempiuccio di efficiente segnaletica internazionala
Ciao, complimenti per il tuo blog. È spassosissimo. Ho vissuto e lavorato a Tokyo per 15 anni. Ora insegno giapponese in un'università di Milano e faccio l'interprete. Ho sofferto per anni di SDPR (sindrome di disadattamento post rientro) :-) sempre incacchiata per i ritardi dei treni italiani, la scortesia di alcune commesse, la sporcizia e la maleducazione diffuse. Ero stata abituata all'efficienza e cortesia nipponiche. Ma è un limbo che rischia di trasformare in disadattati coloro che decidono di rientrare in patria dopo molti anni trascorsi lì. Sono stata a Okinawa per una breve vacanza nel 2006 e ho trovato ritmi di vita diversissimi da quelli della capitale. Mi è piaciuta la tua definizione di Calabria del Giappone, anche se io la assocerei più alla Sardegna, per via delle sue tradizioni culturalnente lontane da quelle della mainland (Honshu e resto del Giappone). Da 5 anni non vado in Giappone ma la mia prossima tappa sarà Amami oshima. Ci sei mai stato? Vorrei visitare il museo di Tanaka Isson. Il museo stesso è una vera chicca architettonica. Al momento sto leggendo vari libri sulla storia di Okinawa e mi è venuta voglia di riandarci. Col mio taccuino degli appunti, stavolta. Ti leggero' volentieri, anche solo per farmi due risate. Sei fortissimo! Ciao. Laura
RispondiEliminaciao, Laura! bella la tua analisi dei girolami disadattati una volta rientrati nel Bel Paese. temo che apparterrò a quella categoria, una volta avviato il pieno B (rientro). non sono mai stato ad Amami, ma un caro amico (biologo marino) la conosce molto bene. mi dicono che la gente è più scontrosetta, tipo Mainland. di recente è stato pubblicato questo interessantissimo articolo sulla situazione attuale: https://claudiodimanaoblog.blogspot.com/2019/08/gli-eroi-di-jurassic-beach.html ciao!
RispondiEliminaTerrificante per uno come me, che sogna di trasferirsi nel tropico giapponese, leggere tutto questo.... Fa sembrare tutto impossibile, più impossibile che rimanere qui in Italia...ora,non voglio essere frainteso, sia chiaro, ma sembra che, chi scrive il blog, faccia tutto, tranne essere felice di vivere lì.... Bonariamente dico che hai ripreso un po' della scontrosità che sembra contraddistinguere il giapponese medio nei confronti del l'occidentale, e questo da una parte ti fa onore, da un altro, fa pensare che tu reputi il 90%delle persone che vorrebbero fare il tuo stesso passo, dei co**ioni,co**ioni grossi come quelli che sicuramente ti saranno venuti a forza di rispondere a gente come me che vuol venire a star bene(o comunque spera di poter trovare un luogo dove vivere un po' più di serenità con la propria famiglia). Ci sono cose, da codeste parti, che in pochi altri posti al mondo si trovano, se non in paesi del terzo mondo, reputabili veramente inospitali,e ci sono cose ormai, qui in Italia, che ti fanno comunque pensare di vivere nello stesso terzo mondo in cui non puoi per ovvie ragioni pensare di trasferirti... Detto questo grazie della sintetica risposta tramite il tuo profilo Facebook che rimandandomi qui, mi ha fatto capire diverse cose, ma lasciato grossi interrogativi.
RispondiEliminaJacopo