La mia santa nonna
Giorgina, Somma Cuoca Bulagnese che mi guarda dall’alto dei cieli (ciao!),
sarebbe orgogliosissima di me. Ieri è andato tutto bene al uorchsciòpp di pappe
felsinee ‘Mangiamo a Bologna’,
organizzato dalla prefettura di Naha presso il glorioso Tenbusu Building, dove
in passato ho dato fuoco a molti fornelli (durante le divertenti abbuffate
organizzate dall’amico Tatsu e dalla sua scuola Hiyamikachi).
Dopo un po’ di
chiacchiere introduttive ho messo la ciurma (quasi tutte donne, un solo
cavaliere) allo sgobbo. Preparare due cofane di insalata, affettare gli ‘odori’
(cipolla, sedano, carota) per il ragù e, missione principale dell’adunata,
tirare 20 VENTI 20 TWENTY 20 uova di sfoglia. Divisi fra quattro tavoli, i
partecipanti ci si sono messi di brutto, tutti per la prima volta. Dopo poco ho
capito che un girolamo medio ha molta più forza di una donna giapponese media
(a ruota ho capito perché i supermercati fatturano miliardi).
Dopo dieci minuti
tutte avevano male ai polsi, per cui ho dovuto lavorare di mattarello come una ‘sfoglina’
bolognese DOC. Questa attività ginnica mi piace assai, ma ieri è stata un filo
complessa, considerando che avevo il pollice destro semirotto grazie a una
caduta in bicicletta di due giorni fa (maledetto marciapiedi, mi ha catapultato
di peso sul povero pollice, ma mi è andata benissimo, sono ancora vivo).
In parallelo, cuoceva
una carriola di friggione, l’antica delizia di Bologna a base di cipolle
bianche e pomodori. Le cipolle (neozelandesi, un’intera rete grande come il
sacco di babbo natale) le avevo tagliate la notte precedente nella tana dell’amicone
Goya-san, dove al momento sono ospite causa turbolenze familiari. Entrambi
siamo riusciti a sopravvivere ai miasmi delle cipolle, vive, che respiravano e
dormivano in un lettino di zucchero e sale.
Preziosissimo, ieri, l’aiuto
dell’amica brasileira Miyuki-san, che ha organizzato tutta la fazenda nei
minimi dettagli – ha pure stampato un menù dettagliatissimo, brava! -,
coadiuvata da due gentilcolleghe delle prefettura. OBRIGADO, Miyuki! La cosa è
stata parecchio internazionala: si è parlato portoghese, inglese, giapponese e
addirittura una lingua dialettale in fase di estinzione, l’italiano.
Alla fine mangiatona
collettiva, un eloquente silenzio è calato nella sala e il pueblo ha masticato
a quattro palmenti. Poi, nella migliore tradizione nipponica, abbiamo ripulito
la sala come fosse nuova e salutato tanto tanto. Su Fèssbokk ho visto qualche
cenetta domestica, allestita per i mariti di competenza, a base di avanzi. Amo i Paesi in cui
non si butta nulla.
Minna-san, どうもありがとうございます!!!
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