Stamattina,
approfittando di una delle ultime belle giornate di fine estate (sì, a Okinawa
si gira ancora in maglietta e braghini) e di una delle mie ultime ore d’aria prima
di iniziare il lavoro alla scuola elementare, ho inforcato la fedele bici e mi
sono spinto fino a un’altura di Tomishiro. Lì ci sono i former Japanese Navy Underground Headquarters, cioè i tunnel dell’ex
quartiere generale della Marina giapponese, uno degli ultimi baluardi a cadere
durante l’invasione americana.
Il posto è stato visibilmente
ricostruito dopo la guerra, ripulito e tirato con il righello per i visitatori.
In ogni caso è piuttosto impressionante. I tunnel si snodano per trecento
metri, seguendo un percorso più o meno circolare. Bene illuminati, hanno il
pavimento qua e là bagnato. L’acqua filtra attraverso le pareti rocciose,
soprattutto in corrispondenza di quella che era la sala per il generatore.
Tra le chicche del
luogo i disegni che rappresentano scene ipotetiche di vita militare
sotterranea, dagli scavi alla sala infermeria, dalle riunioni degli ufficiali
al trasporto dei feriti.
Impressionante la sala
in cui si sarebbero suicidati svariati ufficiali facendo esplodere una granata:
i fori sulle pareti ne sono la cicatrice che ricorda la scelta estrema.
Qualcuno, nell’infermeria,
dove molti trovarono la morte, ha voluto commemorare i caduti con la statuetta di
un militare giapponese, ai piedi del quale è deposta una moneta da dieci yen.
Sembrano un’offerta ‘personale’, lasciata da qualche visitatore, più che una
ricostruzione fatta dal memoriale.
Qua e là mappe e foto d’epoca
che illustrano le tappe dell’invasione e del tentativo di difesa, fino alla
scelta di suicidarsi piuttosto di essere fatti prigionieri.
Al piano d’ingresso,
nei pressi della biglietteria (420 yen, tutti i giorni dalle 8,30 alle 17), c’è
un piccolo museo piuttosto interessante. Vi sono conservati reperti – oggetti personali
dei soldati, uniformi, strumenti di scavo, maschere antigas -, foto d’epoca e
grafici inquietanti che riportano le cifre della Battaglia di Okinawa: 200.656
morti, di cui 188.136 giapponesi (di cui 37.139 nativi di Okinawa e non
combattenti) e 12.520 americani. Numero di bombe usate dagli americani durante
l’invasione: 2.716.691, cioè 4,72 bombe per ogni abitante di Okinawa dell’epoca.
Last but not least: i resti di circa
2400 cadaveri, trovati nei tunnel a fine conflitto.
All’esterno dei tunnel
un monumento ricorda il viceammiraglio Minoru Ota, comandante del quartier
generale che, assieme ai suoi ufficiali, si suicidò nei tunnel il 13 giugno
1945, dopo che la resa agli americani era rimasta l’unica opzione possibile.
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