Ieri, come ogni sabato
mattina, si è tenuta un’adunata religiosa di ‘beneficenza’ pilotata dalle
chiese americane con la complicità delle seguaci di Okinawa, una minoranza che,
ogni tanto, si fa sentire. Avevo già raccontato di questo piccolo evento ricorrente
(http://unitalianoaokinawa.blogspot.jp/2013/07/un-sabato-diverso-yogi-park-different.html), e un paio di settimane fa ero
rimasto piuttosto impressionato dalla focosità di un predicatore di Taiwan
invitato a spargere la Parola del Signore (http://unitalianoaokinawa.blogspot.jp/2013/12/hasta-luego-jose.html). Lui, più che spargere, urlava e imponeva, facendo(mi) venire una
certa voglia di bottigliate sulla (sua) nuca per riportarlo alla calma che
dovrebbero avere i buoni cristiani. Ma in tempi di forconi vaganti forse è bene
che anch’io mi dia una calmata, dunque mi limiterò alla cronaca.
Ieri, in parallelo a un
evento simile ma quasi oceanico a Tokyo, mi aspettavo qualcosa di più grande
del solito, anche se nella piccola Naha (circa un centesimo, come numero di
abitanti, della megalopoli-capitale). Invece il numero di cristiani era più o
meno quello di sempre. Stavolta coadiuvati da un gruppo particolare, quello dei
Black Onix, bikers afroamericani. “Siete
membri di qualche chiesta?”, ho chiesto subito loro, appena li ho visti che
impacchettavano un miliardo di hamburger e hot-dog per il pueblo affamato. “No-no”,
mi hanno risposto in coro. Poi, però, poco dopo, richiamati in una mini-adunata
mistica, una preghiera in giapponese e in inglese, si sono dati tutti la manina,
a occhi chiusi e in circolo, mentre chiacchieravano con l’Alto dei Cieli. Non
so, ma io ho un concetto un filo diverso di ‘non appartenere ad alcuna chiesa’.
In ogni caso la festicciola
mistico-beneficente si è svolta come da copione. Musichette quasi di Okinawa
mescolate a ritmi e canti di chiesa che hanno infervorato qualche ballerina
ottantenne (una di queste ha mescolato, non senza maestria, le danze
tradizionali di Okinawa al kung-fu). Un signore-ballerino di una certa età ha
dimostrato che è possibile non invecchiare mai, indossando una maschera
fantastica autoprodotta. In parallelo un giovane mescolava due bidoni da
caserma pieni di curry e riso.
Verso mezzogiorno è
iniziate la distribuzione delle pappe. Curry, panini americani, bibite alla
mela artificiale e dolcetti assortiti, questi ultimi offerti da bimbi gringhi.
Due di loro erano molto carine, con i cappellini da Santa Claus. Tra la fila di
poveri che hanno preso il cibo (avventandosi sopra poco dopo) ho notato che ben
pochi sembravano poveri. Tutti o quasi con vestiti decenti, zainetti colorati,
qualcuno anche con musica e cuffiette. Satoka, che ha visto il mondo, mi ha
detto che a Tokyo ci sono i poveri veri, quelli con e senza pezze al culo, ma
che qui a Okinawa, sebbene l’arcipelago sia considerato la Lamezia Terme del
Giappone, i poveri sembrano meno poveri.
Tra i leader dell’orgietta
ne ho conosciuto uno particolarmente interessante. Quando ho fotografato la sua
maglietta crocefisso-dotata mi ha spiegato che i geroglifici che apparivano di
fianco al dio inchiodato erano il titolo di un film che unisce Yakuza a Cristo.
Il boss della malavita, dopo averne fatte di cotte nonché di crude, un bel
giorno, nel mezzo del cammin della sua vita spericolata, inciampa in un tal
Iesu e lì, purtroppo, il film prende una brutta piega. Appena lo stano mi sa
che lo guardo, ma solo il primo tempo.
Tutto quel curry che
circolava mi ha messo un Signor appetito addosso, per cui ho lasciato bikers e preti mancati alle sante
masticazioni e sono andato a caccia di cibo senza dover ringraziare chiese,
americani né dèi. Nel mezzo del cammin della caccia sono inciampato in un
eccentrico signore americano che avevo visto all’orgietta, a spasso con la
moglie. Pure loro, come noi, avevano gli intestini in mano per la fame.
Ci
siamo diretti tutti assieme dal mio amico Kumar, un simpatico indiano
proprietario del ristorante Raja, in
una laterale di Kokusai-dōri (1-1-37 Makishi). Ci vado ogni volta che ho fame
vera e voglio deliziarmi con veri curry e nan spettacolari e mango lassi da
leccarsi i baffi. La coppia americano-giapponese (trent’anni e due gatti
assieme) mi ha ringraziatissimo, e Kumar mi ha detto che il 20 farà una cena con
tanto di ballerine del ventre. Come non andarci?
Trying to figure this out, but great work my friend:)
RispondiEliminaTHANKS, J.R.!
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