Proprio il giorno in
cui La Repubblica pubblica una
notizia che mi fa venire voglie d’Italia – titolo (se ricordo bene): “Le
zoccole di lusso milanesi per politici e calciatori donano 3000 euro al mese a
un gattile di Brindisi” -, qui a Naha ho finalmente scoperto ciò che cercavo da
tempo. Un rifugio per gatti randagi (+ un cane). Dietro casa! Satoka lo ha
scovato on-line, e ieri siamo andati a bussare.
Japan is famous to be advanced in many fields, but
regarding street animals is still in the Middle Age. Almost everywhere in the
country – and so in Okinawa – there are animals lagers (concentration camps) where dogs and cats are killed every single
fucking day. In Okinawa the local Dachau is in Osato, near Nanjo City. There
end the street animals picked up in the streets by some authorized (not by me)
asshole. They have only FOUR DAYS for being rescued and adopted by some decent
human being willing to take care of them. Past the four days, the gas chamber
waits for them. CO2 à go-go… Every
year in Osato around 3.000 dogs lose their lives Aushwitz-style, and around the
double of cats. I’ve heard stories of people who didn’t make in time: after
losing their loved pet in a street, they ‘discovered’ Osato too late… The Japanese
rental market, besides, doesn’t help. Most of the apartments for rent are not
available for tenants with pets – some house owner and especially the estate
agencies fear the damages that the domestic tigers may provoke… One of my
dreams, since I moved to Okinawa, is to create a public program to help street
animals. Find some smart brain in the local government willing to set up a
system that fixes the poor animals for free or for a symbolic price, avoiding
to make a bunch of babies that sooner or later will end splattered by cars or
in the scary Osato. Build public kennels with clinics where people can bring
the animals found in the streets, especially the sick ones. Better to use some
money for this, I think, than for Osato’s gas…
The other day, finally, I found a little corner of
humanity, just round the corner of my home in Yorimiya, Naha. Okinawa One Gnan – the Japanese ‘meaow!’ – no
Kai – group (http://www.wan-nyan-myu.org/page/category/meeting/page/3/),
a home-shelter with some thirty sweet cats and a funny, single dog. A private
mission in the almost holy hands of Reiko Kuniyoshi-san, a gentle lady that ten
years ago retired and decided to use the ground floor (1st floor, as
they call it in Japan) of her house only for neko & inu, keeping
the 1st (2nd) floor for herself and her family. No signs
nor bells outside, otherwise people would start dropping kittens every day and
night at her door. But her website can be very useful for the ones of you that
have some street kitten to give in adoption: post his photo on the website and
hopefully soon you’ll be contacted directly by the person who will adopt
him/her.
The shelter, obviously, needs everything: money for
medicines, vaccines and vets; food, bowls, toys, used newspapers; volunteers,
willing to walk the dog, caress the cats, cut their nails, clean the rooms. More
than anything else, however, the first need is some loving soul available to
give a new family for the shelter’s guests.
Please, do your part!
Satoka lo ha trovato
con la mappa satellitare sul telefono, ma per capire esattamente in quale casa
fosse abbiamo dovuto chiedere a dei vicini riciclatori di lattine usate.
Abbiamo bussato e chiamato – nessun campanello -, e dopo un bel po’ è venuta ad
aprirci una signora. Piuttosto incarognita, a giudicare dall’espressione con
cui ci ha accolti. Appena Satoka ha aperto il rubinetto delle presentazioni –
chi siamo, amiamo i gatti, vogliamo aiutare – la signora si è addolcita. Fino a
diventare uno zuccherino, dopo che alla sua domanda (guardandomi nelle
pupille): “Americano?” ho risposto “Italiano”.
Reiko Kuniyoshi-san,
questo il nome della proprietaria del gattile autogestito, ci ha fatto entrare.
Vive in una villetta di due piani: quello superiore per gli umani, quello
inferiore per i quattro zampe. Dentro una babele di mici fantastici, più un
cagnone carino e abbaiereccio, ma in fondo anche lui uno zuccherino. Mentre mi
facevo un giro fotografico Satoka ha intervistato la signora, cercando di
capire come possiamo (e come potete) aiutare. Kuniyoshi-san ha messo su la
baracca pro-neko una decina di anni
fa, quando è andata in pensione. E ha deciso di donare tutto, quando andrà a
trovare gli dèi, agli dèi terreni, i gatti.
La santa istituzione (Okinawa One Gnan – il nostro miao! – no Kai – gruppo) , di cui
riporto sotto il link al sito web, è gestita da lei e da un’altra persona, più
da otto volontari. Le necessità: $oldi per veterinari e vaccinazioni (ovvio).
Mani: per portare a spasso il cane, accarezzare i mici, pulire, tagliare loro
le unghie (attività di cui sono incapace, terrorizzato di amputare
polpastrelli; Satoka, invece, è bravissima, sembra un’estetista). Oro, incenso
e mirra: cioè tutto ciò che può servire (pappe, giornali vecchi, giochi,
collari, ciotole ecc.). Kuniyoshi-san mi ha chiesto di non fotografare l’esterno
della casa, altrimenti dopo cinque minuti ci sarà una processione di gente che
le abbandona micini nell’ingresso. E non ce la può fare, ne ha già un
battaglione…
La necessità primaria,
però, è quella di piazzare i mici a qualcuno che li adotti forever & ever. Lettori! Venite a Naha e adottate! I mici sono
uno più bello dell’altro. Chi non può adottare, ma ha bisogno di piazzare – si è
ritrovato in giardino una sfornata di sette gattini freschi freschi – può postare
le foto dei neonati sul sito di Kuniyoshi-san, così da essere contattato
direttamente da chi li vuole. Fatelo, per favore. A Okinawa ci sono pochissime
istituzioni come questa – la più nota Cherubims
(https://www.facebook.com/npocherubims) – e il panorama dei mici randagi è
desolante: nessun programma di aiuto pubblico, gatti spalmati sull’asfalto
dalle auto e molto peggio (leggete oltre, per favore). Kuniyoshi-san si sta
battendo per ottenere sovvenzioni e, soprattutto, un vero programma di tutela
delle bestiole randagie – sterilizzazioni a prezzi politici, clinica veterinaria
pubblica -. Altri privati (qualche santa negoziante di Ukishima-dori) aiutano
in qualche modo i gatti, ma la battaglia è immane.
La battaglia è dura
soprattutto perché, oltre a sconfiggere l’egoismo della gente (molti odiano i
gatti perché fanno pipì davanti alle loro case/negozi o fanno risse rumorose),
il Grande Nemico da sconfiggere è il sistema giapponese. Questo bellissimo
Paese per certi aspetti è anni luce avanti rispetto al resto del mondo, per
altri è al Medio Evo. La grandissima parte degli appartamenti in affitto è
proibita agli animali domestici (potrebbero danneggiare gli interni e il
sistema nervoso dei vicini). A Naha i gatti e i cani randagi catturati dagli
accalappiacani vengono inizialmente portati in un canile di Shuri, poi da lì
sono trasferiti nel lager di Osato, un paesino alle porte di Nanjo. Lì hanno
QUATTRO giorni per essere adottati. Se nessun cristiano appare entro quel lasso
di tempo finiscono nel forno crematorio, dove sono gassati. Il campo di
sterminio di Osato lascia sul campo, ogni anno, più o meno 3000 cani e il
doppio di gatti. Pratica oscena, che merita di scomparire al più presto.
Volantino che segnala gli orrori dei canili-lager:
queste bestiole non ci sono più, sono state gassate...
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