Amo il Giappone e, in
particolare, Okinawa. Ogni volta che cozzo contro le eccessive regole
giapponesi, però, vado in debito di ossigeno e inizio a sognare punkabbestie
italiani e/o spiagge brasiliane piene di bunde selvagge. Tempo fa, a una
lezione di inglese, ho sollevato la questione "Perché minchia voi
giapponesi amate così tanto le regole?", uno studente filo-nuclearista mi
ha risposto "Forse perché i giapponesi sono molto timidi. Avvolti
nell'accappatoio delle regole si sentono più sicuri". Il ragionamento,
anche se espresso da un bombarolo, non fa una piega.
Ieri per me è stato un
momento di scontro con le regole gratuite. Finalmente, dopo una trepida attesa
di un paio di settimane, mi sono trovato con i compagnucci della F.A.O.
(Frescobol Addicts Okinawa, https://www.facebook.com/groups/1439023489705955/) alla spiaggia di Naminoue per giocare all’amato
frescobol (http://pietrotimes.blogspot.jp/2011/07/frescobol.html). Spiaggia molto bella e
deserta, ideale per giocare. Se non fosse che ogni volta che ci andiamo un
bagnino del mazzo (ce n’è un esercito, cosa non si fa per combattere la
disoccupazione oggigiorno) viene a stracciare la cippa perché starnazziamo in
acqua. Nel resto del mondo, come forse qualcuno di voi saprà, le spiagge
vengono anche usate dalle persone per andarci a fare il bagno. Lo so, gli umani
sono cafoni, ma così stanno le cose. Il Giappone, però, rotea su una galassia
propria, per cui solo una microparte delle spiagge sono usate in tale modo
barbaro – entro un perimetro di boe e sotto la stretta sorveglianza dei bagnini
-, la grande maggioranza dell’arenile è proibita (potresti affogare in 10 cm.
d’acqua). L’altro ieri, chiamando all’appello i miei soci sportivi sulla
Fèsspagina del gruppo, suggerivo loro di portare in spiaggia, oltre a un bikini
estremamente sexy, anche una mazza chiodata per la nuca del bagnino. Mai sono
stato così preveggente prima di allora.
Arrivato a Naminoue ho incontrato
l’amicone Kiji, e abbiamo iniziato a giocare con estremo piacere. Dopo tre
minuti è arrivato l’ennesimo bagnino a stracciare cappelle. Fisico palestrato,
capelli imbionditi: un coglione-standard, si potrebbe dire. Si è imposto con
insistenza mai vista prima contro le nostre necessità di bidè, fra una
racchettata e l’altra. Ci ha imposto di andare a giocare nella zona ‘alta’
della spiaggia, a dieci metri da bagnasciuga, fra sassi, piante e vetri rotti.
Mi sono
scòzzarianamente impuntato contro il suo diktat, e dopo che per la decima volta
il subumano ha posto le braccia a X, come si fa contro i vampiri che stanno per
assalirti la giugulare (il NO giapponese a gesti), ho chiesto a Kiji di
chiamare la pulizia. Non sono un amante delle divise, se non nei club per
adulti, però in situazioni come questa urge un arbitro al di sopra delle
opinioni delle formiche, credo. Mentre Kiji chiamava i birri io e il tipo con
la permanente ci guardavamo in cagnesco. Io tenevo la mia pregiata racchetta
Forzanes di legno dietro la schiena, pronto a usarla come, appunto, mazza
chiodata, purtroppo assente. Lui aveva chiuso un occhio, come a prendere la
mira, calcolando dove piazzare il suo pugno oi-tsuki.
Dopo un troppo bel po’
sono arrivati due due di coppe, in divisa. Cafoncelli, non hanno nemmeno
risposto al mio educato konnichiwa.
Giovani e impettiti. Forse, sommando l’età dei due birri + quella del bagnino
tinto avrebbero raggiunto la mia veneranda età. Fin da quando non ho fatto il
militare non sopporto che i diciottenni mi dicano che cosa devo o non devo
fare.
I due hanno ascoltato
entrambe la parti. Sentenza: anche se non esistono cartelli che proibiscano di
giocare a frescobol sul bagnasciuga, anche se è ovvio che gli dèi hanno
fabbricato le spiagge affinché gli umani vi ci sciacquettassero le proprie
parti intime, i due tutori delle forze antidisordine hanno decretato che il
gallo della spiaggia ne era Giudice Supremo. A lui sta la parola finale su ciò
che è ‘sicuro’ e su ciò che non lo è.
E lui ha decretato che
se infilo una caviglia in acqua potrei affogare. Credo che i quarantottenni
abbiano il sacrosanto diritto di morire come meglio piace loro, se possibile
senza ammazzare altre creature del Signore. Ma la logica, troppo spesso, per
non dire sempre, è inutile ornamento in un Paese in cui ha la straprecedenza la
Regola, tradotta in potere (da due yen) affidato al capetto locale, al
guarda-sgabuzzino, al galletto purtroppo non arrosto nel pollaio.
In Giappone ci vorrei
stare ancora un po’, devo fare ancora molte tagliatelle al ragù, per cui, come
nei migliori film d’essai, ho deciso di ingoiare, in silenzio. I birri hanno
preso il nome del mio amico partigiano Kiji-san, e tutti noi della F.A.O., a
termine della querelle, abbiamo girato un filmetto intitolato “Meglio troie che bagnini” che
parteciperà alla prossima edizione del Festival di Canne.
Dopo un voto
referendario, abbiamo altresì deciso che la prossima adunata del club sportivo
si terrà nella lurida spiaggetta di Senaga-jima, affollata di peones bivaccatori,
fango e monnezze, ma almeno priva di boe e di bagnini boia.
Ciao Pietro, da un pó di tempo sto leggendo il tuo piacevole blog , visto che a fine settembre staró qualche giorno a Okinawa per turismo... Avrei un paio di dubbi che secondo me tu puoi risolvere ma non sono in grado di trovare il tuo indirizzo e-mail sul blog... la mia e-mail é giorgioaltina@yahoo.es se puoi/vuoi fammi avere la tua! Grazie a presto Giorgio
RispondiEliminahttps://www.facebook.com/pages/Un-italiano-a-Okinawa/1387722384777486
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