mercoledì 20 febbraio 2013

YOMITAN, L'ELEGANTE FENICE



In fuga dalle vicine basi militari americane e dallo stile di vita cafone di Kadena e Chatan, nel tranquillo villaggio di Yomitan, sull’isola principale dell’arcipelago di Okinawa. Armonia, belle spiagge, quiete e l’antica tradizione della ceramica: un luogo ideale per trascorre qualche giorno di relax

Passare davanti alle enormi basi militari americane della zona centrale della maggiore isola di Okinawa, lungo la Route 58, può far venire la depressione, fra antiche copertine di Life con lo spauracchio comunista Nikita Kruscev, negozi di ciarpame militare gringo usato e fast-food in cui si può pagare in dollari. Il bello del mondo, però, è che può essere molto vario nel raggio di pochi chilometri, e per riprendere una buona dose di allegria e cambiare completamente panorama basta imboccare la strada che, oltrepassata Kadena, raggiunge il ‘villaggio’ di Yomitan (Yomitan-son; Yuntan, nella lingua locale), nel distretto di Nakagami. Così è chiamato - villaggio - dagli abitanti e sulle mappe, anche se è una piccola cittadina, sparpagliata fra piccole alture con stradine saliscendi, affacciata sul mare. Buona per le quattro ruote o per una mountain bike, i soli polpacci non bastano. Molte le cose da vedere e da fare, in una specie di oasi felice a breve distanza dal cattivo gusto, esteticamente e culturalmente lontana anni luce dal militar-kitsch a due passi. Circa 40.000 anime vivono nel ‘villaggio’, ma quasi non si vedono, tale è la pace che vi regna. Casette basse, quasi nessun mostro architettonico, se non qualche mega albergo (pochissimi, per fortuna), qua e là. Dall’alto, qualcuno ha intravisto nel territorio di Yomitan la silhouette di una fenice in volo, tanto da divenirne il simbolo. L’elegante fenice degli abitanti di Yomitan e l’aggressiva aquila dei militari americani, questo potrebbe essere un paragone ornitologico per descrivere la distanza che separa due mondi così ravvicinati. Anzi, più che ravvicinati, incastrati l’uno nell’altro: circa il 36% del territorio di Yomitan è inglobato, ‘in affitto’ al Ministero della Difesa giapponese, che a sua volta lo ha concesso agli americani. Sino al 2007 la fetta in mano agli Yankees (la Y sulle targhe delle loro auto una pura coincidenza?) era ancora maggiore, ma quell’anno - forse più per tagli al budget che non per qualche scrupolo di voler ridurre il neocolonialismo - gli americani restituirono alcuni pezzetti di territorio alla comunità locale, che lentamente se ne sta riappropriando.





Ma dimentichiamoci i militari a stelle-e-strisce e godiamoci ciò che Yomitan ha da offrire. Innanzitutto le sue ceramiche (yachimun, nella lingua di Okinawa). Qui, negli ultimi anni, si è trasferita buona parte degli artigiani che precedentemente viveva e lavorava a Tsuboya, il bel quartiere di Naha dove oggi si trovano perlopiù negozi che vendono eccellenti manufatti di terracotta. L’inurbamento di Tsuboya, la maggior disponibilità di grandi spazi aperti di Yomitan: questi i due fattori che hanno provocato la migrazione degli artigiani. Tanto da pubblicizzare Yomitan, oggi, come pottery village. In effetti, la quantità di forni/atelier in cui si producono piatti e vasi spettacolari quasi non si conta. Uno fra i tanti, tutti aperti ai visitatori: Sumiko Miyagi (Zakimi 2677-6, a Yomitan fino dal 1972). A breve distanza, l’unico produttore locale di manufatti di vetroNiji (‘arcobaleno’, Zakimi 2748), specializzato in vetro awa, con le bolle. I suoi bicchieri e vasi hanno fatto il giro del mondo, tanto da aver vinto il Gran Premio Sant’Antonio per l’Arte a Padova nel 2001 ed essere esibiti a Villa Potoniowski, a Roma, nel 2003. Il proprietario, Seikichi Inamine, è un anziano maestro d’arte che non ha ancora smesso di alambiccare tra forni e forbici per tagliare vetro, al comando di un operosissimo team di giovani apprendisti.








Altro prodotto tradizionale di Yomitan sono i biscotti Beni-imo, piccole torte in miniatura facilmente riconoscibili per il forte colore viola del ripieno. Sono fatte con la patata dolce, viola, di Okinawa, e si trovano in tutto l’arcipelago, dai negozi di souvenir della Kokusa-dori - la via principale di Naha - a quelli delle isolette più remote. A Yomitan c’è la ‘centrale’, la fabbrica/negozio dove il prodotto fu partorito e lanciato qualche anno fa (Okashigoten, 657-1 Uza, a 1 km da Cape Zanpa, aperto tutti i giorni). La storia delle patate dolci, da queste parti, affonda le radici in Cina, dove ancor oggi sono vendute, calde, a molti angoli di strada. A Okinawa - allora nota come Ryukyu - giunsero nel 1604, importate dalla provincia cinese del Fujian per mano di Noguni Sokan, un alto ufficiale di marina. Sokan portò le sementi, in seguito trasformate in tuberi grazie a Shinjo Gima, un abitante di Ryukyo che riuscì a farle crescere negli aridi terreni delle isole. Da lì si sparsero attraverso tutto il Giappone, divenendo il ‘pane dei poveri’ e salvando molte persone dalla morte per fame. Ricche di vitamine, fibre e minerali, le patate dolci sono un prodotto delizioso e salutare, vendute calde, ‘al cartoccio’, anche in molti supermercati di Naha: il loro profumo è altamente invitante ed è difficile resistergli. I Beni-imo, nonostante l’apparenza, sono del tutto privi di coloranti, zuccheri aggiunti o sapori artificiali: la patata dolce non ne ha bisogno, ha già tutto quello che occorre.





Dal dolce al salato. Se siete fanatici del sale, visitate il negozio Gala (‘festival’, www.gala-aoiumi.com, vicino all’hotel Nikko Alivila), vi troverete tutto ciò che è umanamente ipotizzabile fare con il sale, dal gelato ai biscotti di riso. Bottiglie e bottigliette con il prezioso minerale, di tutti i gusti e per tutti gli utilizzi: dalla cucina al bagno, dalle terapie all’aromatizzazione, proveniente dall’intero arcipelago di Okinawa. Più a nord, non mancate Cape Zanpa. Le sue scogliere offrono una bella vista, oltre a un ottimo luogo di relax per qualche pescatore. Dalla sommità del suo faro (200 yen) la vista è ancora più spettacolare, e nei giorni limpidi potete immaginare (in realtà è impossibile, la distanza è troppa) di avvistare Taiwan, indicata con tanto di dito indice dal monumento a pochi passo dal faro: l’uomo riprodotto segnala la rotta commerciale preferita dei tempi che furono. E, anche se non siete campioni in materia, potete visitare il bel Zanpa Golf Club (www.zanpa-golf.co.jp, 1133 Uza), molto frequentato dai cultori di questo sport. Per chi ama la storia, il castello Zakimi, nel cuore della ‘fenice’, è aperto gratuitamente tutti i giorni. Ristrutturato con il righello - alla perfezione, molto giapponese -, offre una vista a 360° sul territorio di Yomitan, dalla base americana ai cimiteri tradizionali di Okinawa, con tombe che riprendono le forme del ventre materno (da lì si è venuti, lì si ritorna). Ripagate la vista depositando una monetina sulla sommità della colonnina votiva, l’unica nel perimetro interno, con gli ideogrammi. Fra gli yen arrugginiti che vi giacciono, noterete anche qualche quarto di dollaro americano. Un piccolo segnale di come non tutti gli Yanquees presenti sul territorio giapponese abbiano sensibilità da rambi in libera uscita.








ALLOGGIO
Route 6 Inn
173, Nagahama, Yomitanson
route6inn.com
tel. 098-989-0694/ mobile 090-8726-2377
Eccellente boutique hotel di sole due stanze, ideale per chi cerca relax, pulizia e comfort. Situato a circa 40 km dall’aeroporto di Naha e a pochi metri dalla costa, è un piccolo inn arredato con gran gusto, piscina (da maggio a ottobre), barbecue, internet, kayak, bici e parcheggio, niente televisione. Perfetto per chi noleggia un’auto e cerca un’oasi di pace. La formula B&B costa 5500 yen a persona in bassa stagione, 7500 in alta (mag/ott). Chi vi soggiorna almeno tre notti può contare con il servizio di pick-up da parte del gentile proprietario, Mr. Moritoshi, che è anche un’ottima guida di Yomitan (basterà pagargli la benzina e vi porterà in giro nei dintorni). Dall’aeroporto, in alternativa, si può prendere il bus 28 fino all’autostazione di Naha, e di lì un altro fino a quella di Yomitan, dove il proprietario vi verrà a prendere. Inaugurato nel 2011, non accetta fumatori né bambini.




RISTORANTI
Hama
A tre minuti di cammino dal Route 6 Inn (145-1, Nagahama), è un bar in cui si mangia al banco o al tavolo, aperto ogni sera dalle 18 all’1 di notte. Nel menù i classici di Okinawa, dal Gōyā chanpurū (‘melone amaro’ - Momordica charantia, vegetale simbolo di Okinawa -, tofu, uovo, germogli di soia, carne o pesce, tutto fritto nel wok) agli spaghettoni udon, il tutto cotto all’istante sotto i vostri occhi.

Café Natura
A cinque minuti di cammino dal Route 6 Inn (5-1, Nagahama), è un accogliente caffè che offre anche piatti caldi ogni giorno dalle 11,30 alle 21. Cucina locale e internazionale (pasta, hamburger, insalate) a prezzi adeguati. Vino e cappuccini, circondati dai bei gatti della proprietaria.

VIAGGIO
L'Italia (Fiumicino, Malpensa) è collegata a Okinawa (Naha) con l'ottima Cathay Pacific (http://www.cathaypacific.com/cpa/it) a circa 700 euro; scalo a Hong Kong (sosta di circa sei ore). Dall’aeroporto di Naha, a circa 6 km dal centro, si può prendere l’efficiente monorail (metropolitana sopraelevata), oppure un taxi (circa 1200 yen per il centro).  Le isole minori dell’arcipelago possono essere raggiunte in aereo o in barca. 



2 commenti:

  1. Devo dire che sono d'accordo con il tuo giudizio: nonostante tu me lo avessi sconsigliato, siamo venuti a Okinawa per una breve vacanza a fine luglio, e abbiamo soggiornato in un hotel di Yomitan. Bellissima, ci e' piaciuta tanto, ed e' stato un trauma soggiornare a Naha per l'ultima notte prima di ripartire! Aspetto altri consigli per le prossime visite dalle tue parti!

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  2. Sì, questo agosto le piogge sono cominciate tardi, circa una settimana fa, e come sempre vanno e vengono, il tempo è imprevedibile. Anche Naha è ricca di perché, ma ci vuole un po' di tempo per scoprirne i lati migliori. Ciao!

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