Ishiyaki-mooooo… In certi momenti, a Naha, mi sembra di essere in un paese
arabo. Il muezzin mi sta chiamando alla preghiera. In realtà nessun musulmano
in vista, da queste parti. La litania che giunge, soave e piacevole, è quella
del venditore di patate dolci cotte a vapore. Qui le patate dolci (beni imo)
furoreggiano, e sono una vera delizia. Il trabiccolo sbuffante, una specie
di vecchia locomotiva a carbone montata su un furgoncino, procede lentamente
attraverso le viuzze della città, un po’ come faceva l’arrotino da noi qualche
decennio fa. Richiamando i clienti, fermandosi ogni tanto. Vicino a casa,
a Yorimiya, ce n’è uno tutti i giorni, parcheggiato su un lato di Yogi Park. È il
numero 11 – sono tutti numerati -, di proprietà di una signora che serve i
passanti e gli automobilisti che si fermano per comprare al volo una patata
fumante. Non economicissima, circa 300 yen, ma al primo morso vi sarete dimenticati
della spesa. Le viscere del trabiccolo, in pratica, sono un grande forno che
avvolge cilindri metallici arroventati, all’interno dei quali cuociono le
patate.
Tutto,
o quasi, si ricava dalla patata dolce viola, a Okinawa. Se ne fanno mochi – forse il dolce giapponese più
diffuso (anche se, come quasi tutti i dolci giapponesi, è ben poco dolce),
fatto con riso battuto fino a trasformarlo in una specie di palla di caucciù –
e saata andagi, ‘polpettina’ dolce
propria di Okinawa (farina, zucchero e uova, fritta e ripiena, a volte di
patata dolce, il tutto a forma di tulipano, o quasi).
Il dolce ‘principe’
ricavato dalla patata viola, però, è il beni-imo,
una specie di pasticcino con base di pasta biscottata e ripieno di imo, quest’ultima a formare specie di
onde viola. A vedersi già fa venire l’acquolina in bocca, tant’è che le sue
scatole sono fra i souvenir più gettonati di Okinawa (630 yen quella da sei
pezzi). La ‘centrale’, in cui questi dolci si producono e vendono, è a Yomitan
(http://unitalianoaokinawa.blogspot.jp/2013/02/yomitan-lelegante-fenice.html), ma ci sono negozi anche a Onna e
lungo la centralissima Kokusai-dōri a Naha (il Matsuo Shop), oltre a svariati
punti vendita minori nella stessa via e in mezza Okinawa. Alla ‘centrale’ di Yomitan,
sempre a base di imo, troverete anche
gelato e altri dolci. Mentre i migliori saata
andagi li scovate all’interno della galleria Heiwa- dōri.
La
passione per la patata dolce, a Okinawa, è antica. E, come molte cose qui,
affonda le radici nella Cina che fu. Nel 1604, Noguni Sokan, un alto ufficiale
di marina dell’impero di Ryukyu (Okinawa), portò semi di patata dolce dopo un
viaggio nel Fujian cinese. In seguito un tal Shinjo Gima ne coltivò con
successo la pianta, la quale riusciva ad attecchire facilmente anche nel terreno
povero. Le piantagioni si diffusero nell’arcipelago e, da lì, a Kyushu e nell’intero
Giappone. In periodi di carestia questa patata si rivelò utilissima per
combattere la fame. Le patate viola, parte della più ampia famiglia delle
patate dolci, sono ricche di vitamine, minerali, fibre e polifenolo naturale,
tanto da essere considerate uno dei prodotti alimentari più sani di Okinawa.
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